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UN’OASI NEL DESERTO: ODE AL VETIVER

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“Lima è la seconda città più grande del mondo costruita sul deserto, dopo il Cairo.” Con questa forte affermazione di Gianni Vaccaro inizia la visita al Deserto Fiorito, un progetto sviluppatosi sulle aride colline di Lima. Grazie a questa iniziativa, intrapresa da qualche anno con il supporto dell’associazione trentina APIBiMI e della Provincia Autonoma di Trento, volontari e scolaresche della capitale peruviana piantano centinaia di Vetiver , un’erba originaria dell’Asia. Il luogo scelto per questa iniziativa è Villa Maria, un borgo a sud di Lima distante circa un’ora dal centro e con più di 400 mila abitanti.

La zona presenta numerose problematiche, prima fra tutte una diffusa malnutrizione. Vi sono poi difficoltà di gestione delle acque reflue, poiché una volta utilizzata, l’acqua non ha un sistema fognario che la convogli e la depuri prima di restituirla all’ambiente. Inoltre la zona, come tutto il Perù, è fortemente sismica e si temono frane delle colline sassose durante un terremoto particolarmente forte. Da ultimo la popolazione da anni chiede interventi sull’ambiente, data la caratteristica di aridità della zona.

Questi problemi possono essere in gran parte risolti con il semplice utilizzo di una pianta semi sconosciuta nelle nostre zone: il vetiver. Questo tipo di erba racchiude in sé una serie di caratteristiche positive, che hanno quasi del miracoloso, dato che fin’ora non sembrano essere state riscontrate controindicazioni.

Il vetiver presenta radici verticali che scendono in profondità, fino a 3 metri, creando così un muro naturale e consolidando il terreno. La pianta sopravvive anche in presenza di acque non depurate: acque sporche di detersivi e già utilizzate dalle abitazioni possono infatti essere gettate su un campo di questa pianta senza danneggiarla, anzi assicurandosi la depurazione delle acque reflue.

Le radici che scendono in profondità trattengono l’acqua anche verso la superficie, favorendo quindi l’insediarsi di altre specie. Ma il vetiver depura anche l’aria: esso assorbe infatti sei chilogrammi di anidride carbonica all’anno  ed è capace inoltre di adattarsi sia ad ambienti secchi che umidi.

Oltre a queste caratteristiche già sufficienti per eleggerla a pianta dell’anno ci sono anche altri diversi impieghi: le radici possono essere utilizzate per tisane e oli essenziali, le foglie fresche possono nutrire gli animali, quelle secche diventano paglia da utilizzare sia per tetti e che per cesti e altri oggetti di artigianato.

Il vetiver  è stato attualmente piantato in un campo appartenente alla scuola di Villa Maria, originariamente sabbioso. Erano già stati sperimentati altri tipi di pianta nel tentativo di far crescere qualche forma di vita, ma erano tutti falliti. L’arrivo dell’ing. Alois Kennerknecht con la sua rivoluzionaria idea dell’utilizzo di questa pianta ha quindi dato una svolta a questa iniziativa.

Si tratta di un progetto pilota, ma gli ottimi risultati permettono già di pensare agli sviluppi che a breve gli addetti ai lavori sperano di sviluppare. Ormai è infatti certo che una volta che le si fornisce adeguata acqua per il primo mese, la piante poi resistono anche a siccità di alcuni mesi.

I programmi sono di piantarla lungo le strade e fuori dalle case, ottenendo un primo risultato di abbellire la città spoglia e di permettere parte dello smaltimento delle acque reflue, invitando gli abitanti a gettare bacinelle di acqua sporca sulle piante. E cosa più importante: sarà possibile trarne il cibo per allevare i porcellini d’India, che hanno carne molto sostanziosa e largamente consumata in Perù. Se poi ci fosse abbastanza spazio, sarà inoltre possibile coltivare con più facilità un piccolo orto, da cui trarre un’ulteriore fonte di cibo.

La possibilità del successo di questo progetto viene anche dal fatto che l’associazione è conosciuta e ben voluta sul territorio grazie a un confronto costante con i bisogni della popolazione, che ha già portato alla realizzazione di un laboratorio per il cucito a favore delle donne, alla realizzazione di una scuola e molto altro.

L’attività dunque prosegue, nella speranza che nel tempo Lima non sia più una città costruita in un luogo inospitale, ma un’oasi nel deserto.

 

Silvia Debiasi, Milena Rettondini, Alice Tomaselli e Serena Boccardo


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